
sabato 29 maggio 2010
mercoledì 26 maggio 2010
POESIA SUL FILO CHE CUCE
È strale, è stral, non ago
quel ch’opra in suo lavoro
nova Aracne d’Amor, colei ch’adoro;
onde, mentre il bel lino orna e trapunge,
di mille punte il cor mi passa e punge.
Misero! E quel sì vago
Sanguigno fil che tira
Tronca, annoda, assottiglia, attorce e gira
La bella man gradita
È il fil de la mia vita.
Parafrasi
È una freccia, una freccia, non un ago
quello che adopera nel suo lavoro
la nuova tessitrice d’amore, la donna che adoro
per cui, mentre decora e ricama la bella tela,
attraversa e punge il mio cuore con mille punte.
ahimè! E quel così debole
rosso filo che tira
taglia, annoda, assottiglia, attorciglia e ritorce
la bella mano che mi piace
è il filo della mia vita.
L'autore
Gianbattista Marino è nato a Napoli nel 1569 e viene considerato come uno dei massimi esponenti della poesia barocca, celebre non sono in Italia, ma anche a livello europeo. Si dedica ben presto all’attività letteraria e gode del favore di svariati potenti. Nel 1615 si trasferisce in Francia dove riscuote clamorosi successi. Nel 1623, ammalato torna a Roma e nel 1624 va a Napoli dove muore nel 1625. La sua opera principale è “Adone”, del 1623. Tra le opere minori più conosciute spicca “La Lira” del 1608.
quel ch’opra in suo lavoro
nova Aracne d’Amor, colei ch’adoro;
onde, mentre il bel lino orna e trapunge,
di mille punte il cor mi passa e punge.
Misero! E quel sì vago
Sanguigno fil che tira
Tronca, annoda, assottiglia, attorce e gira
La bella man gradita
È il fil de la mia vita.
Parafrasi
È una freccia, una freccia, non un ago
quello che adopera nel suo lavoro
la nuova tessitrice d’amore, la donna che adoro
per cui, mentre decora e ricama la bella tela,
attraversa e punge il mio cuore con mille punte.
ahimè! E quel così debole
rosso filo che tira
taglia, annoda, assottiglia, attorciglia e ritorce
la bella mano che mi piace
è il filo della mia vita.
L'autore
Gianbattista Marino è nato a Napoli nel 1569 e viene considerato come uno dei massimi esponenti della poesia barocca, celebre non sono in Italia, ma anche a livello europeo. Si dedica ben presto all’attività letteraria e gode del favore di svariati potenti. Nel 1615 si trasferisce in Francia dove riscuote clamorosi successi. Nel 1623, ammalato torna a Roma e nel 1624 va a Napoli dove muore nel 1625. La sua opera principale è “Adone”, del 1623. Tra le opere minori più conosciute spicca “La Lira” del 1608.
POESIA DEDICATA A MIA MADRE
SUPPLICA A MIA MADRE
E’ difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini
E’ difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini
JAPAN DAY: 4° VESTIZIONE GHEISA
domenica 23 maggio 2010
JAPAN DAY: BORSA GIAPPONESE

La borsetta è stata fatta a suo tempo, quasi volesse anticipare la moda!, con la tecnica dell'origami. La stoffa usata non è la classica stoffa americana ma è un lenzuolo che ho comprato al mercatino a Capo D'Orlando in vacanza, ed è stampata con grosse ciliegie...non si direbbe! una volta piegata ad origami assume l'effetto maculato come se fosse tinta da me!.
La difficoltà è stata nell'esecuzione perchè si deve lavorare con il ferro sempre a portata di mano e mano a mano che si piega e si cuce per fissare le piegature con punti nascosti! il centro del fiore è caratterizzato da bottoni particolari in tinta.
il modello è inventato da me! compreso il portamonete!
Qui un dettaglio dell'esagono.

JAPAN DAY 3!!!!
sabato 22 maggio 2010
JAPAN DAY 2




poi posterò le foto della cerimonia della vestizione della Gheisa, (avevo esaurito lo spazio di memoria della mia digitale!!!mia sorella poi me le manderà) anche se non avendo molto tempo a disposizione hanno dovuto sbrigarsi, e accorciare i tempi...ma ci ha reso moltissimo l'idea del procedimento sopratutto l'elaborato fiocco composto da una stupenda fascia che si chiama obi.
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